Dal dubbio metodico all'intuizione del cogito.
Esiste una certezza indubitabile su cui fondare la conoscenza?
Questa domanda, a cui Cartesio risponde affermativamente, è alla base di tutta la sua ricerca, che ha come obbiettivo proprio la riedificazione dal sapere a partire da un fondamento solido e sicuro. A questo scopo, fin dalle prime opere, il filosofo si interroga sul procedimento della conoscenza, rilevando che molto spesso gli uomini incorro in errori e fraintendimenti per la mancanza di un metodo rigoroso ed efficace che gli guidi nella ricerca della verità. Per questo motivo elabora alcune regole che devono orientare l'indagine scientifica: la prima regola è la regola dell'evidenza, che prescrive di accogliere come vero soltanto ciò che è evidentemente tale; la seconda regola è quella della analisi, che prescrive di dividere ogni problema nelle sue parti elementari; la terza regola è la regola della sintesi, che prescrive di procedere nella conoscenza con ordine, passando dagli oggetti più semplici a quelli più complessi; la quarta e ultima regola è quella che prescrive di fare sempre enumerazioni complete e revisioni generali, così da essere sicuri da non omettere nulla.
Il metodo così definito è uno strumento essenziale per avanzare speditamente nell'indagine scientifica, ma non è in grado, da solo di garantire la certezza delle nostre conoscenze né di fondare in modo sicuro la validità del nostro sapere. Cartesio decide dunque di dubitare di tutte le cose che non offrono garanzie. Egli arriva a mettere in dubbio la sua stessa esistenza, l'esistenza delle cose esterne e delle verità matematiche, le quali devono essere messe tra parentesi perché potrebbero essere frutto dell'inganno di un genio maligno. Con l'ipotesi del genio maligno il dubbio si estende, diventando dubbio iperbolico, cioè radicale e universale. Esso tuttavia, non è fine a se stesso, ma si presenta come un dubbio metodico, poiché viene adoperato come mezzo per raggiungere la verità. L'autore si pene quindi una domanda esistenziale fondamentale:" Di che cosa è che possiamo essere assolutamente certi ?" Trova risposta al quesito attraverso il dubitare che rende tutto una verità inconfutabile cogito ergo sum - il genio del male ci può ingannare quanto vuole ma finche possiamo ammettere di pensare siamo consapevoli di esistere.
Dio come garante dell'evidenza
Qual è il ruolo di Dio nell'ambito della riformazione del sapere?
Dopo la scoperta del cogito, cioè della certezza che esistiamo come pensiero, Cartesio si accinge a valutare i contenuti di tale pensiero, cioè le idee che si distinguono in fittizie, avventizie e innate: tra queste ultime c'è quella di Dio come l'essere onnipotente e onnisciente, sommamente buono e dotato di ogni perfezione. Poiché una tale idea non può derivare da noi ( essere imperfetti dai quali non può derivare un'idea siffatta) né dal mondo esterno (imperfetto e finito), si deve concludere che derivi da Dio stesso, il creatore che ha impresso un marchio nel nostro pensiero.
L'esistenza di Dio è anche attestata dalla prova ontologica, secondo cui il concetto dell'essere perfetto include necessariamente l'esistenza. Dio dunque esiste ed, è grazie a lui che possiamo conoscere. Infatti come essere perfetto Dio, è sommamente buono e non inganna gli uomini.
La materia e il modo fisico
Quali sono le caratteristiche oggettive delle cose?
Secondo Cartesio, la natura o essenza dei corpi non nelle qualità secondari, ma nell'estensione, intesa nella triplice accettazione della larghezza, lunghezza e profondità. Il mondo si riduce, per il filosofo, ad una grade sostanza estesa - res extensa - la quale, essendo uniforme, continua ed infinità esclude il vuoto. L'universo fisico cartesiano si presenta dunque come una dimensione assolutamente meccanicistica, in cui tutti i fenomeni, compresi quelli relativi al corpo umano, vengono spiegati attraverso i due elementi della materia e del movimento e da cui sono esclusi tutti gli aspetti qualitativi e finalistici.
Il dualismo cartesiano e l'analisi delle passioni
Qual è il rapporto tra anima e corpo?
Il sistema cartesiano è dominato da un profondo dualismo, che contrappone la materia - res axtensa - al pensiero - res cogitans - quest'ultima non soltanto è immateriale, ma anche realmente distinta da un corpo e dotata di esistenza propria. Nell'uomo tale dualismo si esprime nella separazione tra l'anima, intesa come il complesso delle attività intellettuali coscienti, e il corpo, concepito come una macchina le cui attività sono frutto di leggi meccaniche. Con grande difficoltà Cartesio tenta di superare ni problemi derivanti dal dualismo, ricorrendo alla teoria della ghiandola pineale, l'unica componente del cervello non divisa in due parti simmetriche e quindi, in grado di unificare le sensazioni e creare una connessione tra spirito e materia.
Nell'ultima sua opera, le passione dell'anima , Cartesio si sofferma su un tema di grande attualità nell'epoca moderna, quello delle passioni. Queste sono considerate positive, a patto che siano sottomesse alla forza rasserenatrice della ragione. L'essenza della morale cartesiana, espressa in forma provvisoria nel discorso sul metodo, può essere sintetizzata con: tra le passoni e la ragione esiste una tensione che l'uomo deve ricomporre arrivando al dominio incontrastato della razionalità. La forza dell'animo umano risiede proprio in tale capacità di vincere le emozioni, per raggiungere la completa padronanza di sé e della propria volontà.
Esiste una certezza indubitabile su cui fondare la conoscenza?
Questa domanda, a cui Cartesio risponde affermativamente, è alla base di tutta la sua ricerca, che ha come obbiettivo proprio la riedificazione dal sapere a partire da un fondamento solido e sicuro. A questo scopo, fin dalle prime opere, il filosofo si interroga sul procedimento della conoscenza, rilevando che molto spesso gli uomini incorro in errori e fraintendimenti per la mancanza di un metodo rigoroso ed efficace che gli guidi nella ricerca della verità. Per questo motivo elabora alcune regole che devono orientare l'indagine scientifica: la prima regola è la regola dell'evidenza, che prescrive di accogliere come vero soltanto ciò che è evidentemente tale; la seconda regola è quella della analisi, che prescrive di dividere ogni problema nelle sue parti elementari; la terza regola è la regola della sintesi, che prescrive di procedere nella conoscenza con ordine, passando dagli oggetti più semplici a quelli più complessi; la quarta e ultima regola è quella che prescrive di fare sempre enumerazioni complete e revisioni generali, così da essere sicuri da non omettere nulla.
Il metodo così definito è uno strumento essenziale per avanzare speditamente nell'indagine scientifica, ma non è in grado, da solo di garantire la certezza delle nostre conoscenze né di fondare in modo sicuro la validità del nostro sapere. Cartesio decide dunque di dubitare di tutte le cose che non offrono garanzie. Egli arriva a mettere in dubbio la sua stessa esistenza, l'esistenza delle cose esterne e delle verità matematiche, le quali devono essere messe tra parentesi perché potrebbero essere frutto dell'inganno di un genio maligno. Con l'ipotesi del genio maligno il dubbio si estende, diventando dubbio iperbolico, cioè radicale e universale. Esso tuttavia, non è fine a se stesso, ma si presenta come un dubbio metodico, poiché viene adoperato come mezzo per raggiungere la verità. L'autore si pene quindi una domanda esistenziale fondamentale:" Di che cosa è che possiamo essere assolutamente certi ?" Trova risposta al quesito attraverso il dubitare che rende tutto una verità inconfutabile cogito ergo sum - il genio del male ci può ingannare quanto vuole ma finche possiamo ammettere di pensare siamo consapevoli di esistere.
Dio come garante dell'evidenza
Qual è il ruolo di Dio nell'ambito della riformazione del sapere?
Dopo la scoperta del cogito, cioè della certezza che esistiamo come pensiero, Cartesio si accinge a valutare i contenuti di tale pensiero, cioè le idee che si distinguono in fittizie, avventizie e innate: tra queste ultime c'è quella di Dio come l'essere onnipotente e onnisciente, sommamente buono e dotato di ogni perfezione. Poiché una tale idea non può derivare da noi ( essere imperfetti dai quali non può derivare un'idea siffatta) né dal mondo esterno (imperfetto e finito), si deve concludere che derivi da Dio stesso, il creatore che ha impresso un marchio nel nostro pensiero.
L'esistenza di Dio è anche attestata dalla prova ontologica, secondo cui il concetto dell'essere perfetto include necessariamente l'esistenza. Dio dunque esiste ed, è grazie a lui che possiamo conoscere. Infatti come essere perfetto Dio, è sommamente buono e non inganna gli uomini.
La materia e il modo fisico
Quali sono le caratteristiche oggettive delle cose?
Secondo Cartesio, la natura o essenza dei corpi non nelle qualità secondari, ma nell'estensione, intesa nella triplice accettazione della larghezza, lunghezza e profondità. Il mondo si riduce, per il filosofo, ad una grade sostanza estesa - res extensa - la quale, essendo uniforme, continua ed infinità esclude il vuoto. L'universo fisico cartesiano si presenta dunque come una dimensione assolutamente meccanicistica, in cui tutti i fenomeni, compresi quelli relativi al corpo umano, vengono spiegati attraverso i due elementi della materia e del movimento e da cui sono esclusi tutti gli aspetti qualitativi e finalistici.
Il dualismo cartesiano e l'analisi delle passioni
Qual è il rapporto tra anima e corpo?
Il sistema cartesiano è dominato da un profondo dualismo, che contrappone la materia - res axtensa - al pensiero - res cogitans - quest'ultima non soltanto è immateriale, ma anche realmente distinta da un corpo e dotata di esistenza propria. Nell'uomo tale dualismo si esprime nella separazione tra l'anima, intesa come il complesso delle attività intellettuali coscienti, e il corpo, concepito come una macchina le cui attività sono frutto di leggi meccaniche. Con grande difficoltà Cartesio tenta di superare ni problemi derivanti dal dualismo, ricorrendo alla teoria della ghiandola pineale, l'unica componente del cervello non divisa in due parti simmetriche e quindi, in grado di unificare le sensazioni e creare una connessione tra spirito e materia.
Nell'ultima sua opera, le passione dell'anima , Cartesio si sofferma su un tema di grande attualità nell'epoca moderna, quello delle passioni. Queste sono considerate positive, a patto che siano sottomesse alla forza rasserenatrice della ragione. L'essenza della morale cartesiana, espressa in forma provvisoria nel discorso sul metodo, può essere sintetizzata con: tra le passoni e la ragione esiste una tensione che l'uomo deve ricomporre arrivando al dominio incontrastato della razionalità. La forza dell'animo umano risiede proprio in tale capacità di vincere le emozioni, per raggiungere la completa padronanza di sé e della propria volontà.
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