George Berkeley, nasce a Kilkenny il 12 marzo 1685 e muore a Oxford il 14 gennaio 1753, è stato un filosofo e vescovo anglicano irlandese. Si laureò a Dublino nel 1707 e ben presto formulò il principio sulla metafisica, l'immaterialismo. Nel 1709 pubblicò il Saggio di una nuova teoria della visione e l'anno dopo il Trattato sui principi della conoscenza umana. Nel 1713 scrisse anche i Dialoghi tra Hylas e Philinous. Dopo alcuni anni trascorsi in studi e viaggi concepì il propositi di evangelizzare e civilizzare i selvaggi d'America. Così nel 1728 partì per fondare un collegio nelle isole Bermude. Poi si fermò a Rhode Island attendendo inutilmente i sussidi promessigli fino al 1731. In questo periodo compose l'Alcifrone, un dialogo polemico contro i liberi pensatori dell'epoca. In seguito ritornò a Londra per proseguire i suoi studi, prima di essere nominato vescovo di Cloyne in Irlanda, dove si stabilì. Nel 1744, credendo di aver trovato un medicamento miracoloso alle epidemie che colpirono l'Irlanda, scrisse la Siris, in cui giunge ad una dottrina metafisica di stampo napoleonico.
L'Immaterialismo
Spingendo l'empirismo di Locke ai suoi esiti estremi, il vescovo anglicano George Barkeley giunge a sostenere che, se vogliamo essere coerenti con l'affermazione che la nostra conoscenza si basa sull'esperienza e risiede essenzialmente nelle idee che ne derivano, dobbiamo ammettere che le cose non esistono fuori di noi, ma nella mentre di chi le percepisce. Da questa convinzione deriva la celebre formula esse est percipi ("l'esperienze delle cose è nel loro essere percepite"). Se Locke aveva ritenuto inconoscibile la sostanza, Berkeley giunge a negare l'esistenza della sostanza corporea: secondo lui non esiste la materia intesa come causa delle idee (immaterialismo). Tuttavia, le cose non si dissolvono quando non sono percepite, perchè permangono nella mente di Dio che le pensa continuamente. In questo modo è garantita la validità della scienza che rispecchia l'ordine e la successione delle idee nella mente divina.
L'Immaterialismo
Spingendo l'empirismo di Locke ai suoi esiti estremi, il vescovo anglicano George Barkeley giunge a sostenere che, se vogliamo essere coerenti con l'affermazione che la nostra conoscenza si basa sull'esperienza e risiede essenzialmente nelle idee che ne derivano, dobbiamo ammettere che le cose non esistono fuori di noi, ma nella mentre di chi le percepisce. Da questa convinzione deriva la celebre formula esse est percipi ("l'esperienze delle cose è nel loro essere percepite"). Se Locke aveva ritenuto inconoscibile la sostanza, Berkeley giunge a negare l'esistenza della sostanza corporea: secondo lui non esiste la materia intesa come causa delle idee (immaterialismo). Tuttavia, le cose non si dissolvono quando non sono percepite, perchè permangono nella mente di Dio che le pensa continuamente. In questo modo è garantita la validità della scienza che rispecchia l'ordine e la successione delle idee nella mente divina.
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